La maggior parte delle azioni che compiamo ogni giorno hanno un minimino comun denominatore: ogni gesto è una preparazione al futuro, che sia prossimo o distante. Spesso non ce ne accorgiamo, ma quando cuciniamo un piatto di pasta, ci prepariamo per un’azione successiva, quella di sederci a tavola a mangiare. Quando ci alleniamo, ci prepariamo per la partita della domenica. Quando gli studenti ripetono a voce alta in gruppo, si preparano a un esame.

Per noi che lavoriamo nella formazione, è semplice con­dividere le parole dello storico israeliano Yuval Noah Harari, quando afferma che «dovremmo essere onesti con noi stessi e con i nostri figli e dire loro: non sappiamo come sarà il mondo nel 2050. L’unica certezza è che, fra trent’an­ni, il mercato del lavoro ed il pianeta intero saranno impre­vedibili, continuamente ed estremamente cangianti».

È per questo che il laureato non potrà mai costruire tut­ta la sua carriera lavorativa sulla sua preparazione accade­mica, ma sarà costretto a continuare a studiare e a miglio­rarsi (lifelong learning), adattandosi ai cambiamenti del mondo. Il nodo cruciale risiede nella qualità, e nell’effica­cia, che ogni minuto lavorato apporta all’azienda.

Una delle frontiere che il nostro Sistema Paese deve scavalcare è relativa alla scarsa produttività del lavoro, ov­vero la limitata capacità delle imprese di generare surplus combinando i fattori della produzione attraverso nuove idee e tecnologie dei processi dell’innovazione. I dati Ocse del “Compendio degli indicatori sulla produttività”, non sono rosei: tra il 2010 e il 2016 la produttività italiana, intesa come Pil per ora lavorata, è aumentata dello 0,14% medio annuo (peggio in Europa ha fatto solo la Grecia: -1,09%).

Il lavoro crea oggi poco valore aggiunto: le aziende sono investite dalla Quarta rivoluzione industriale, che ha stra­volto le regole del mercato del lavoro. C’è sempre più spa­zio però per professionalità, che rispondano alla richiesta delle aziende di preparare specialisti in grado di accelerare i meccanismi produttivi dell’impresa, di produzione di valore dei loro asset. Da figure come il sustainability officer e innovation officer, agli analisti dei dati e specialisti di cyber-sicurezza, la sfida del nostro sistema educativo è quella di riuscire a preparare figure come queste.

La produttività dell’impresa non può prescindere dalla qualità e dalla creatività del lavoratore, ma può essere au­mentata dalla sua capacità di “creare reti” intorno a esso. È all’Università che spetta il compito di formare anche “im­prenditori delle relazioni”, generalisti abili a collegare re­altà diverse, come aziende e Pa, e specializzati duttili nella gestione dei rapporti istituzionali e della tutela degli inte­ressi. Il capitale relazionale è centrale quanto quello cultu­rale: permette di incrociare talento e opportunità.

Il futuro del Paese nassa dall’educazione di una classe dirigente che contribuisca allo sviluppo produttivo nazio­nale: è la sfida del nuovo percorso formativo in “Sistemi di Rappresentanza”, che la Luiss Guido Carli ha costruito con Confindustria, in collaborazione con Sistemi formativi Confindustria e le scuole post-lauream dell’Università.

Un Executive master imperniato attorno alla S di Svi­luppo, Specializzazione, Supporto. Lo Sviluppo di compe­tenze tecniche sulle strategie di impresa oggi deve essere affiancato a un approfondimento delle dinamiche orga­nizzative e istituzionali del network associativo, cruciali per il miglioramento delle sinergie tra pubblico e privato. La Specializzazione trova respiro nelle Schools della Luiss, a seconda del piano di studi prescelto, tra le politiche e le relazioni industriali, le politiche pubbliche e fiscali, mantenendo viva l’attenzione su un approccio proattivo all’internazionalizzazione, che solidifica il tessuto imprenditoriale e amplia il numero di potenziali stakeholder. La creazione di valore tramite la formazione, finalizzata all’accelerazio­ne della produttività deve partire dalla competenza, ele­mento centrale e indispensabile per fronteggiare le sfide e i cambiamenti del futuro del lavoro. Questa abilità spe­cialistica troverà la sua spinta propulsiva dal confronto che gli studenti avranno con leader e top manager, da cui ap­prenderanno da vicino le tecniche di lobbying istituzionale e public affairs. Il Supporto di un coach qualificato permet­terà ai nuovi manager di implementare field project in contatto diretto con le aziende del network Confindustria.

«Studia, apprendi e, mentre lo fai, mettiti subito alla prova»: un approccio all’apprendimento di tipo esperien­ziale, che in Luiss chiamiamo life largeleaming, e che trova applicazione in un Master in cui laboratori, business game e simulazioni incarneranno le palestre in cui prepararsi alla partita del futuro, da giocare in azienda e nella Pa.

L’obiettivo di una nuova collaborazione formativa tra Università e mondo imprenditoriale fonda le radici per la crescita di un Sistema Paese che ha necessità di progredire, ripartire, aumentare la produttività del lavoro e di farlo con e per i nostri giovani, driver della società per superare le frontiere dell’oggi e arrivare preparati al futuro.