Larry Fink, CEO di BlackRock, una azienda di investimenti globale che gestisce un portafoglio di oltre 6 trilioni di dollari di asset, nel 2018 ha sorpreso tutti con questa dichiarazione, in una lettera pubblica: “Per prosperare nel tempo, ogni azienda non deve solo inseguire la performance finanziaria, ma anche mostrare il contributo positivo che dà alla società”. In altri termini, i benefici sociali di lungo periodo di una startup sono importanti tanto quanto un forecast finanziario positivo. Controintuitivo, per certi versi.
Il mondo dell’imprenditoria e delle startup ha mostrato negli ultimi anni una dicotomia piuttosto importante. Da un lato, certamente una startup nasce con l’obiettivo di risolvere un problema od offrire un servizio che migliora la vita, o che almeno ne rende più semplici alcuni aspetti. Dall’altro, non è affatto scontato che l’impatto sociale sia messo sullo stesso piano di altri KPI finanziari.
Alcune aziende hanno già iniziato a stilare bilanci di sostenibilità, ma sono ancora poche e ancora meno tra le PMI. Inoltre, non sempre gli investitori di venture capital prestano a questo aspetto la giusta attenzione. Il business e l’etica, in senso ampio, sono stati separati per troppo tempo. Ce lo ha recentemente ricordato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, parlando all’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università degli Studi di Teramo il 10 febbraio scorso, concludendo il suo intervento proprio ton il monito di non dimenticare l’etica nell’economia. Monito non nuovo, del resto, perché già nel 2015 Papa Francesco, nella sua Enciclica Laudato Si’, ha con forza difeso i principi etici sottostanti a una attenta difesa dell’ambiente e dell’uomo, enfatizzando il ruolo del singolo nella comunità e rimettendo al centro l’etica prima di qualunque altra forma di profitto esclusivamente economico. Un concetto che Papa Francesco esalta in particolar modo è quello dell’ecologia integrale, che comprenda chiaramente le dimensioni umane e sociali.
Le applicazioni di questo principio sono già visibili oggi nel business. Una recente analisi di Accenture su un campione di 30.000 consumatori in 35 Paesi ha mostrato come questi preferiscano sempre più aziende con una etica in linea con i loro principi. Il 66% di loro è attratto da brand etici e trasparenti, soprattutto riguardo alle condizioni di lavoro dei loro dipendenti; il 48% di loro si lamenta se la posizione dell’azienda su determinate questioni sociali è deludente; un quinto, il 21% abbandona definitivamente marchi che non abbracciano temi sociali come l’etica o la sostenibilità.
L’approccio “integralmente ecologico” suggerito da Papa Francesco è la risposta anche alla formazione necessaria a questo nuovo corso. In particolare, una formazione esperienziale e concreta, che affianchi nozioni teoriche e auto-imprenditorialità, che abbracci tecnologia e consapevolezza sociale. Così ci garantiremo un progresso sostenibile, integralmente ecologico, nel breve e nel lungo termine.