Ohfajar 07-1480-kQfD-U10701252322527UpB-1024x576@LaStampa.it.jpgAristide Boucicaut è l’inventore del “Bon Marché”, il primo grande magazzino moderno, il negozio dove c’è tutto. All’inizio, Boucicaut lavora per classificazione, con un metodo rigoroso. Sistema i suoi prodotti per generi merceologici, li ordina, li divide. Grande successo. Ma dopo un anno o due, si accorge che il fatturato non cresce più. E allora, un bel giorno, rimescola tutti i prodotti, mette le patate accanto ai vestiti. E gli affari prosperano, perché la massaia, per trovare le patate, deve passare davanti ai vestiti e finisce per comprarseli, e viceversa. Come Colombo, trova quello che non cercava. Gli anglosassoni la chiamano “serendipity”, l’avvenimento fortuito e fortunato, per quanto imprevisto. È uno dei segreti dell’innovazione, anche se ovviamente non capita per caso, ma presuppone l’impegno e la ricerca.

È l’esempio di innovazione che fa Michel Serres, professore di Storia della scienza alla Sorbona e a Stanford, autore di saggi filosofici importanti come Non è un mondo per vecchi e Pollicino. Al prossimo Salone del Libro di Torino presenterà il suo ultimo libro, Le gaucher boiteux, Il mancino zoppo.

Secondo Serres, l’innovazione arriva come un ladro nella notte, a sorpresa. Non c’è un metodo per ottenerla. Una ricetta ci può consentire di cucinare il piatto che desideriamo, ma non di idearne uno nuovo. Inventore è chi trova quello che non cerca. Come Cristoforo Colombo, che scopre l’America cercando l’Asia. Per innovare, bisogna uscire dal cammino previsto, biforcare. Innovare significa biforcare. Il mancino zoppo di Serres è qualcuno che è “biforcato” nel corpo, ma che ciononostante riesce a trovare la sua strada.

L’innovazione è un processo che va assecondato, non temuto. Innovare significa cambiare strada e scoprire che la nuova destinazione può essere anche migliore di quella che avevamo immaginato. Innovare significa fare i conti con la realtà, per quanto complicata o povera di risorse possa essere, e scoprire che c’è ancora del potenziale nascosto che può essere sfruttato. Significa essere in fin dei conti un po’ottimisti, molto jugaad.

Aristide Boucicaut ha osato. È uscito dalla strada principale battuta dai commerciali e dagli addetti alle vendite, che difficilmente avrebbero pensato di mettere le patate accanto ai vestiti, e ha ottenuto il vantaggio che sperava.

Il vero innovatore è coraggioso e non teme di sparigliare le carte in tavola per generare un cambiamento. E noi, abbiamo paura del cambiamento?