La capacità di innovazione nel mondo ha risentito della diffusione capillare della tecnologia, anche in Paesi dove era meno diffusa. Human Progress mostra in un diagramma interattivo come è cambiata la capacità di innovazione dal 2007 al 2015.

I dati del diagramma sono tratti dal Global Competitiveness Report del World Economic Forum, un rapporto annuale sullo stato di salute di oltre 140 economie mondiali, in riferimento alla loro capacità di innovazione, e dunque alla capacità di trainare la crescita economica.

Un riscontro sui dati tra il 2007 e il 2015 mostra significativi cambiamenti.

Schermata 2015-11-03 alle 12.06.44

L’Italia si colloca al 43° posto della classifica, ma è salita di 6 posizioni dal 2014, quando si trovava in 49a posizione. In una scala di punteggi da 1 a 7, l’Italia ha un tasso di innovazione di 4.46 (registrato a fine settembre 2015), ancora basso rispetto alla media europea. È però interessante notare che nel 2010, probabilmente a seguito del picco della crisi finanziaria, questo dato era a 3.92, indicando dunque un trend di crescita economica piuttosto significativo.

La capacità di produrre innovazione (tecnologica, sociale…), se alimentata in modo appropriato, è in grado di mettere in moto energie e capacità che formano sinergie efficaci per favorire la crescita economica e il progresso del Paese. Per questo è importante che la propensione all’innovazione venga alimentata sin dalla scuola, per essere poi coltivata al meglio anche all’università e applicata nel mondo del lavoro.

L’innovazione è un’attitudine, non un risultato. La capacità innovativa risiede nel trovare l’opportunità nell’avversità, nel vedere una risorsa laddove molti intorno a noi vedono un problema. “Allenare” i giovani all’innovazione è il nostro lasciapassare per un futuro più roseo. Ne siamo capaci, e dobbiamo farlo davvero.