sharing_0Il biologo inglese Richard Dawkins negli anni Settanta lo chiamava il “gene egoista”, ossia ciò che ci spinge ad aiutare gli altri perché ci si aspetta che ricambino, o che ci porta a proteggere la nostra specie a scapito delle altre.

Al contrario, oggi, come riportato in un dossier su l’Espresso del 20 agosto 2015, la scienza e la sociologia sono orientate altrove: l’altruismo e la condivisione sono il motore delle relazioni sociali e interpersonali.

Ne è una prova l’ascesa dell’economia della condivisione, ovvero la sharing economy. Un modello di economia che comporta la condivisione di beni e servizi, nell’ottica di rispetto e mantenimento dell’armonia della comunità.
I servizi finanziari, ad esempio, grazie al massiccio utilizzo della tecnologia e delle piattaforme online, sono resi disponibili a fasce sempre più ampie di popolazione. Sono anche incentivati i prestiti e i servizi peer-to-peer, ossia tra clienti stessi.

Sempre più diffuse, inoltre, sono le banche del tempo e la pratica del baratto di servizi. Mettendo in comune conoscenze e disponibilità, start-up agili sono in grado di raggiungere un bacino di utenti molto più grande rispetto alle aziende più grandi.

In LUISS la pratica della condivisione sta prendendo sempre più piede, favorendo un apprendimento trasversale e più completo. L’obiettivo è di formare professionisti in grado di cogliere le esigenze del consumatore, affiancando il proprio guadagno al vantaggio comune. Orto condiviso, Academic Gym: sono queste alcune delle iniziative messe in campo per favorire una contaminazione e condivisione delle conoscenze e delle abilità.