In un mondo che corre rapido, l’innovazione tecnologica investe anche il campo della formazione.

Uno studio della Fondazione Bill & Melinda Gates ha rilevato che il 40% dei professori intervistati per il sondaggio utilizzano o sono interessati all’utilizzo di tecniche e tecnologie innovative. Ma di quel 40% – il 20% del campione totale – solo la metà le ha davvero usate durante le proprie lezioni.

I ricercatori hanno chiesto ai professori se avessero utilizzato metodi di insegnamento high-tech differenti, compresi il modello flipped-classroom basato su una elevata interazione tra docente e studenti, corsi ibridi e forum di discussione sui social media.

Stando ai risultati espressi nella tabella seguente, la maggior parte delle tecniche elencate è “familiare, ma mai provata”, con tassi che variano dal 40 al 60%. Uno degli approcci innovativi più sperimentati dal campione è quello della flipped-classroom, con il 29% degli intervistati che l’avevano provata. Ancora poco utilizzati gli strumenti tecnologici come video lezioni e corsi ibridi, pur dichiarati familiari.

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Questi dati fanno riflettere su come si possa – e si debba – innovare l’approccio didattico. Se ora bambini di tre anni sono in grado di utilizzare smartphone e tablet e si diffondono rapidamente applicazioni per l’apprendimento digitale dei bambini, c’è da domandarsi come anche le nostre università debbano stare al passo con i tempi.

L’innovazione non deve risiedere però solo negli strumenti tecnologici più avanzati, bensì in un approccio aperto verso la sperimentazione di nuove metodologie, che rendano gli studenti parte attiva del processo di apprendimento e non siano solo un travaso di nozioni da docente a discente. La scuola e l’università, infatti, non sono più l’unica fonte di conoscenze per i giovani e una gran parte dell’apprendimento avviene grazie a fonti non formali.

È dunque necessario accorciare il gap tra l’università e il mondo esterno, trasformando gli atenei da torri d’avorio del sapere a ponti efficaci tra la scuola e il mondo del lavoro, luoghi di condivisione e contaminazione.