Dalle lauree doppie al ruolo dell’intelligenza artificiale. Un percorso attraverso l’Università che cambia con il Direttore Generale dell’Università Luiss, Giovanni Lo Storto.

Uno studio della Commissione Europea rivela che oltre tre quarti delle imprese europee fatica a trovare lavoratori qualificati, un dato che viene aggravato da una ricerca Eurostat che indica che solo il 37% degli adulti segue abitualmente corsi di formazione. La Commissione ha dichiarato il 2023 Anno Europeo delle Competenze con l’obiettivo di sensibilizzare sull’importanza della formazione in ogni età. La principale età della formazione è quella della scuola e dell’Università. Come scegliere però il percorso migliore in un panorama che ha visto l’ingresso delle lauree doppie, dei nuovi strumenti tecnologici e di molto altro. Ci accompagna attraverso scelte e passaggi per scegliere al meglio Università e percorsi formativi Giovanni Lo Storto, il Direttore Generale dell’Università Luiss.

1) Come l’Università può contrastare il mismatch tra domanda e offerta in un mercato del lavoro che cambia ogni giorno

Entro il 2025 secondo il World Economic Forum, la Generazione Y, i nati tra il 1980 e il 1994 che costituiscono il 24% della popolazione globale, rappresenterà circa il 75% della forza lavoro mondiale. Sono le figlie e i figli della trasformazione e vengono anche definiti Generation Up-hill, Generazione in salita, quindi pronta ad affrontare ogni cambiamento, in un mondo che oramai è in perenne evoluzione. È una delle generazioni più istruite della storia, con il 52% di iscritti a un Corso di Laurea. Eppure, per questi giovani inserirsi nel mondo del lavoro è difficilissimo. In molti casi, significa accettare posizioni lavorative che richiedono competenze inferiori rispetto a quelle acquisite durante l’università. Così, il capitale umano nel sistema produttivo italiano viene svalutato e il numero di NEET (i giovani tra i 15 e i 29 anni che non studiano e non lavorano) aumenta. In questo, la scuola e le università sono tra le principali responsabili. Occorre quindi una trasformazione: da sistemi chiusi di formazione a sistemi sempre più aperti di apprendimento, in cui le ragazze e i ragazzi potranno acquisire strumenti per disimparare e imparare ad imparare.

Potrebbero essere tre le direzioni da intraprendere: un orientamento efficace per gli studenti delle scuole superiori, ma che inizi anche prima, per coltivare da subito le passioni degli studenti; curricula accademici dinamici e flessibili, in linea con i cambiamenti tecnologici ed economici e un placement che ascolti i desideri degli studenti e trasformi, in modo efficace, le loro passioni in una professione. Nessuna di queste tre strade è in discesa, né tantomeno facile e breve da percorrere, ma nemmeno impossibile.

È di questo che i giovani hanno bisogno ed è questo che siamo chiamati a offrire loro, per evitare che abbandonino gli studi prima del tempo e che il loro talento rimanga non espresso.

2) Come cambiano i modelli educativi per preparare a mestieri che ancora non esistono

Oggi le competenze diventano obsolete nel giro di pochi anni, una skill dimezza il suo valore 5 volte più in fretta rispetto al passato. Il Dipartimento del Lavoro degli Stati Uniti stimò già nel 2016, che il 65% dei bambini che allora iniziavano la scuola elementare da grande avrebbe svolto un lavoro che non esisteva in quel momento.

La parola chiave quindi è: preparazione. I ragazzi di oggi sono chiamati a sperimentare sulla propria pelle la necessità di una formazione non solo lunga tutta una vita, ma che si allarga di esperienze e opportunità. Il lifelong learning si completa ed evolve in una possibile ulteriore dimensione dell’apprendimento, che ho provato a suggerire nel libro EroStudente, il lifelarge learning: un apprendimento più ampio, più largo possibile. È esattamente questa la visione che spinge i nostri studenti ad arricchire il tradizionale approccio allo studio con esperienze extracurriculari che riempiono i loro percorsi di vita: attività esperienziali che permettono loro di adattarsi ai cambiamenti e alla diversità. I modelli educativi dovranno quindi, sempre più, affiancare alle competenze verticali scelte dagli studenti, abilità come la programmazione, lo sviluppo di software e più in generale, le cosiddette large skills.

3) L’interdisciplinarità è una traiettoria ormai imprescindibile nell’Alta formazione del 2023

La nuova frontiera del lavoro è rappresentata da intelligenza artificiale e gestione di database applicate in diversi ambiti, dalla sicurezza informatica alla imprenditorialità, combinate con le scienze sociali.

Le sfide interconnesse dell’era digitale, come l’Intelligenza Artificiale, la robotica, la blockchain, richiedono sempre di più integrazione di competenze e conoscenze di diverse discipline e approcci che vanno oltre i confini tradizionali. Un recentissimo esempio è la risposta alla pandemia che ha richiesto la collaborazione di esperti di scienze della salute, di epidemiologia, di economia, di psicologia, di politiche pubbliche e di molte altre discipline.

Oggi, un nuovo Leonardo da Vinci sarebbe un team multidisciplinare di esperti piuttosto che un unico genio come fu il grande artista, scienziato ed inventore del ‘500 italiano. Naturalmente, ciò che rende un gruppo davvero stimolante e innovativo è la combinazione di diverse età, abilità, discipline e stili di lavoro e di pensiero che le persone riusciranno a mettere sul piatto. In questi anni, nel mondo dell’education stanno emergendo nuove realtà che testimoniano e confermano l’efficacia di questo approccio. La Scuola 42 è ad esempio uno dei luoghi in cui, già dal 2013, età, background e culture sono perfettamente integrate tra loro. Ogni anno, infatti, nella rivoluzionaria scuola di coding, 150 studenti senza esperienze pregresse e docenti, collaborano tra loro per maturare le abilità e le conoscenze che li renderanno i professionisti del digitale di domani.

4) Quale postura dovrebbero tenere le università nei confronti dell’intelligenza artificiale

L’analisi sulle ricerche online ci dice che l’Italia si colloca di diritto nella top 10 mondiale (in nona posizione) tra i Paesi con il maggior volume di query correlate a ChatGPT (prima che fosse bloccata ndr), con oltre 25.5 milioni di digitalizzazioni. La fascia di età maggiormente interessata a questa tecnologia è senza dubbio quella tra i 25 e i 34 anni, che rappresenta il 48% del totale, seguita dai 18-24enni che sono il 35%.

Adam Stevens, che ha scritto un libro intitolato Making School Works, ha spiegato come ChatGPT possa essere una minaccia per quei sistemi scolastici il cui «obiettivo finale è rappresentato dai voti e non dall’apprendimento».

Ecco l’opinione in prima persona di ChatGPT: «Sono stato creato per aiutare le persone a rispondere alle loro domande e ad accedere alle informazioni. Inoltre, il mondo accademico italiano è composto da persone che utilizzano una vasta gamma di strumenti e risorse per la loro ricerca e il loro lavoro, tra cui tecnologie avanzate come l’IA e i modelli di linguaggio come me. Non vedo perché dovrebbero avere paura di me o di altre tecnologie simili. In effetti, l’uso dell’IA e dei modelli di linguaggio potrebbe aiutare il mondo accademico italiano a compiere progressi significativi nella ricerca e nell’istruzione».

Le università dovrebbero affrontare l’intelligenza artificiale, quindi, in modo proattivo e responsabile, cercando di comprendere le sue implicazioni e le sue potenzialità. Dovremo farlo, però, ricordando, come ci suggerisce lo storico Yuval Noha Harari, che non dovrà mai essere una sfida tra l’umanità e le macchine, ma tra l’umanità e la sua rilevanza.

5) La sfida dell’internazionalizzazione dell’education: qual è la strategia Luiss nei 5 continenti

L’internazionalizzazione, da sempre nel nostro acronimo e DNA, è in cima anche alle nostre priorità strategiche e si traduce in alcune azioni precise: la spinta a internazionalizzare maggiormente la faculty, l’incremento degli accordi per i double degree e accordi strutturati con atenei esteri per favorire sempre di più la mobilità degli studenti, il costante potenziamento dell’offerta formativa in lingua inglese, l’attività di cosiddetta attraction verso gli studenti provenienti dall’estero, l’impulso a rendere più internazionali tutte le varie componenti della vita nei nostri Campus, il continuo impegno per ottenere l’accreditamento nei ranking più prestigiosi nel mondo. Tutto ciò, per poter racchiudere nella Luiss experience i connotati di diversità di cui il mondo moderno si compone e far sì che i nostri studenti possano viverla maturando la consapevolezza che il loro orizzonte non è quello della città da cui provengono o in cui studiano.