La fortissima accelerazione che viviamo oggi pone due grandi questioni.
Da un lato, come ha scritto Massimo Chiriatti in “Incoscienza artificiale” (ed. Luiss University Press), “Finora abbiamo costruito macchine che giocano contro altre macchine o contro l’uomo, ma ora abbiamo bisogno di altro. Professionisti, accademici e policymaker hanno una grande responsabilità storica: creare le condizioni per la cooperazione“. Dall’altro, se l’IA (oppure AI?) per capacità predittiva e di calcolo ormai supera l’uomo, il mondo dell’Education dovrà acquisire consapevolezza della
necessità di sviluppare competenze multidisciplinari in grado di creare valore e trasformare
e elaborazioni artificiali in scelte e decisioni ponderate.
La recente visita nella capitale di Mark Zuckerberg, come è noto fondatore di META, durante la quale ha incontrato il Presidente Mario Draghi per confrontarsi sui potenziali investimenti italiani nel Metaverso è emblematica.
La nuova creatura del padre di Facebook creerà un’economia che, a livello globale, si stima dovrebbe raggiungere i 13 trilioni di dollari per il 2030 (Dati CITI) potrebbe imprimere una accelerazione sostanziale al business delle eccellenze del nostro Paese promuovendo la loro diffusione all’estero.
Già oggi, una fetta consistente delle maggiori realtà italiane sta elaborando strategie pluriennali per portare il proprio business nella nuova virtualità incluso il mondo della formazione che, con ologrammi, lavagne in 4K, sofisticate app e visori di realtà aumentata, ha ereditato in dote dalla fase più buia della pandemia una serie di asset che “aumentano” e potenziano l’apprendimento, affiancando e supportando i professori, non più “‘droni verticali di contenuti” ma disegnandone un nuovo ruolo di “designer di ispirazione”.
Per dirla con il fisico Mario Rasetti, “le tecnologie ci aiuteranno a superare questo momento di passaggio dopo il Covid, una transizione di fase alla fine della quale cambierà lo stato della società“. Chissà se nella “virtualità reale” del Metaverso, gli studenti poi potranno, con i propri avatar, non solo partecipare al board di una multinazionale, assistere a un Security council delle Nazioni Unite, sostenere un esame
di Diritto Privalo, ma anche aprire cassetti o scaffali e prendere oggetti condividendone l’utilizzo.
Scenari mai sperimentati che potrebbero creare nuovi lavori e dunque nuove competenze: il Metaverse planner che al fianco dei Ceo avrà il compito di traslare il business aziendale in questa nuova arena “parallela”, il 3D Artist, fino a programmatori, ingegneri e architetti digitali, ma anche business developer capaci di estrapolare valore da questa nuova realtà.
È dunque sempre più plausibile che le Università nei prossimi mesi dovranno attrezzarsi con offerte formative multidisciplinari, aggiornando costantemente i propri syllabus per rispondere alle richieste del mercato del lavoro che entra nel Metaverso.
In questa partita, gli Atenei però giocheranno un ruolo da protagonisti, con una grande responsabilità: non alimentare ulteriori disuguaglianze. Le ripercussioni portate dal Covid-19 hanno difatti impattato negativamente sulla assimilazione di nuova conoscenza da parte degli studenti: secondo McKinsey, entro il 2040, l’impatto economico dei ritardi nell’apprendimento dovuti allo scoppio della pandemia potrebbe portare a perdite annuali di 1.6 trilioni di dollari in tutto il mondo, pari allo 0,9% del PII. globale totale. Un dato che si somma a quello del digital divide che, in Italia, è ancora un problema reale, dato che solo il 20% sostiene di avere “molta confidenza” con i dispositivi digitali (Indagine LS Cube con
YouTrend/Quorum – progetto Health Sanità in Rete 2030).
Statistiche interessanti che lasciano e lasceranno il segno sulla coesione sociale delle nostre società e che, di fronte alle potenziali opportunità che Mr. Zuckerberg offrirà, ci inducono a qualche interrogativo: le competenze che svilupperemo nel Metaverso saranno traslabili e applicabili nella realtà? Saremo in grado di garantire a tutti lo stesso livello di alfabetizzazione all’interno di questo nuovo spazio-tempo?
Queste saranno alcune delle prossime sfide per le Università. Ed è già iniziata.
