astrology-astronomy-atmosphere-1151262.jpgQuante volte sento questa frase ogni giorno: “non ho tempo per questo”. Che sia io a pronunciarla o qualcun altro, la sento costantemente, forse troppo. Il tempo è un tema aperto. In termini filosofici, potremmo pensarlo come circoscritto all’arco di una vita, oppure nella più ampia prospettiva che abbraccia sin dagli inizi dell’universo.

Una delle più interessanti teorie sul tempo che ho letto di recente è quella del brillante fisico inglese Stephen Hawking. Nel suo ultimo discorso prima di morire lo scorso marzo 2018, Hawking si domandava se fosse diventato più famoso per la sua sedia a rotelle e la sua disabilità o per le sue scoperte scientifiche. Nonostante la sua malattia, che gli fu diagnosticata quando era all’ultimo anno di università, ha continuato a studiare, fare ricerca e insegnare e, per sua ammissione, “non aveva paura di morire, ma non aveva fretta di farlo”.

Hawking ci invitava a fare tesoro del tempo che ci è dato. Consapevole com’era di quanto fosse prezioso, sottolineava l’importanza di massimizzarlo. Cogliendo l’attimo, agendo adesso. Con le sue parole:

Una delle grandi rivelazioni dell’era dello spazio è stata la prospettiva che ha dato all’umanità di se stessa. Quando vediamo la terra dallo spazio vediamo noi stessi nella nostra interezza. Vediamo l’unità, non la divisione. È una immagine tanto semplice quanto efficace. Un solo pianeta. Una razza umana. Siamo uniti e dobbiamo vivere insieme con tolleranza e rispetto. Dobbiamo diventare Cittadini Globali. I nostri soli confini sono nel modo in cui vediamo noi stessi. Il solo limite è come ci vediamo gli uni con gli altri.

Lottiamo perché ogni donna e ogni uomo possano avere l’opportunità di vivere vite sane, sicure, piene di opportunità e amore. Siamo tutti viaggiatori del tempo, in viaggio verso il futuro. Lavoriamo insieme per rendere il futuro un posto che vorremmo visitare.

Siate coraggiosi, siate determinati, superate le difficoltà. Si può fare.

Questo è particolarmente vero per gli studenti, che sono in una fase di costante scoperta. È interessante come il tempo e la scoperta, la novità, siano concetti collegati più di quanto potremmo immaginare. Il filosofo britannico di origine svizzera Alain De Botton ha discusso sul tema della nostra percezione del tempo. In breve, dà una risposta alla grande domanda: perché quando siamo bambini il tempo sembra non passare mai e da adulti abbiamo la sensazione che non ci basterebbero mille anni per fare tutto quello che abbiamo da fare?

La sua idea è che il tempo scorra più o meno lentamente secondo i capricci della mente umana: può volare o muoversi lentamente. Può evaporare in un fumoso nonnulla o arrivare a una densità importante. Se l’obiettivo è quello di allungare la propria vita, oltre alle raccomandazioni del dietologo, è prioritario non tanto aggiungere piccoli spazi temporali, bensì assicurarsi che ognuno degli anni che viviamo abbia sostanza. L’obiettivo è dunque quello di addensare il tempo. Dunque, per quale motivo il tempo scorre a velocità così diverse, a volte correndo spedito, altre scorrendo interminabile? La risposta va cercata nell’infanzia. I primi dieci anni di vita sembrano inevitabilmente più lunghi di qualsiasi alto decennio che vivremo mai. L’adolescenza passa un po’più velocemente, ma gattona, più che correre. I 40 sono gli anni in cui iniziamo a trottare. Quando arriviamo ai 60, il tempo oramai galoppa all’impazzata.

Il motivo di questa differenza nel ritmo del tempo non è un mistero: ha a che fare con il senso di novità. Più riempiamo le nostre giornate di attività o esperienze nuove, imprevedibili e sfidanti, più lunghe ci sembreranno. Viceversa, più le giornate si assomiglieranno tra di loro, più avremo la sensazione che ci scivolino dalle mani. L’infanzia sembra così lunga perché è immersa in un mare di novità.

La soluzione che dunque spesso si suggerisce a questo punto è che ci sforziamo di scoprire sempre più fonti di novità. Non possiamo solo continuare a vivere le nostre vite prevedibili e “rapide” su un unico binario: dobbiamo diventare esploratori, avventurieri.

Il desiderio di voler vivere più a lungo è comprensibile. Tuttavia, sbagliamo a identificare la nozione di cosa significhi realmente “più a lungo”. Potremmo vivere mille anni e continuare a lamentarci che tutto è andato troppo veloce. Dovremmo mirare a vivere vite che sembrano più lunghe perché siamo riusciti a riempirle di entusiasmo e sincera scoperta, lo spirito che un bambino di cinque anni ha per natura.

Dovremmo fermarci a guardarci in faccia, studiare il cielo della sera, meravigliarci ai colori di un fiume e osare porci il tipo di domande che ci aprono l’anima.

Non dobbiamo aggiungere anni ai nostri giorni. Dobbiamo rendere più denso il tempo che abbiamo assicurandoci di vivere con consapevolezza ogni giorno, e possiamo farlo iniziando a guardare tutto quello che finora abbiamo solo notato appena.

Se il brillante esempio di Stephen Hawking di cosa questo significhi nella realtà non vi ha ispirato abbastanza nell’impiegare al meglio i vostri giorni, allora riflettete sul consiglio di De Botton: riempite la vostra vita di scoperta e senso di novità. Solo allora la vostra vita sembrerà davvero più lunga.

C’è un solo modo di dimenticarsi del tempo: impiegarlo. (Charles Baudelaire)